Endymion (I Canti di Hyperion 3) by Dan Simmons

Endymion (I Canti di Hyperion 3) by Dan Simmons

autore:Dan Simmons [Simmons, Dan]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza, marzo, retail
ISBN: 9788834718896
editore: Fanucci
pubblicato: 2011-11-04T11:04:26+00:00


Dormimmo ancora; sorti i soli, facemmo un’altra colazione e dopo mi occupai di regolare il mirino e l’alzo delle armi. La poesia filosofica al chiaro di luna andava benissimo, ma armi che sparano dritto erano una necessità.

Né a bordo della nave, né dopo il disastroso atterraggio nel mondo giungla, non avevo avuto tempo di provare le armi da fuoco e mi sentivo nervoso a portare in giro armi mai provate e mai regolate. Nel breve periodo trascorso nella Guardia Nazionale e nei lunghi anni in cui facevo la guida nelle battute di caccia, avevo scoperto che conoscere a fondo un’arma è altrettanto (e forse più) importante di possederne una di ultimo modello.

La luna più grande non era ancora tramontata, quando spuntarono i due soli... prima il più piccolo del sistema binario, un vivido bruscolo nel cielo mattutino, che fece impallidire la Via Lattea fino a renderla invisibile e offuscò i particolari della grande luna, e poi il primario, inferiore in grandezza all’astro tipo Sole di Hyperion, ma luminosissimo. Il cielo si scurì, passò al blu oltremare e poi al blu cobalto, con due stelle che vi ardevano e, alle nostre spalle, una luna arancione che lo riempiva. La luce dei soli rendeva un disco nebbioso l’atmosfera del satellite e cancellava le caratteristiche della superficie. Intanto il giorno divenne tiepido, poi caldo, poi ardente.

Il mare si alzò un poco, i pigri flutti divennero onde regolari alte due metri che scossero un poco la zattera; ma erano intervallate quanto bastava a non darci troppo fastidio. Come promesso dalla guida turistica, il mare era di un viola intenso, sconvolgente, zigrinato da creste d’onda di un blu così scuro da sembrare nero e di tanto in tanto interrotte da letti d’alga gialla o da spuma di un viola perfino più scuro. La zattera proseguì verso l’orizzonte, dove si erano levati i soli e le lune (lo considerammo l’est) e potevamo solo augurarci che la forte corrente ci portasse da qualche parte. Quando non eravamo sicuri che la corrente ci spingesse, facevamo scorrere in acqua una fune o gettavamo via un pezzetto di roba di scarto e guardavamo la differenza fra la spinta del vento e della corrente. Rispetto a noi, le onde si muovevano da sud a nord. Continuammo verso est.

Usai per prima la .45, dopo avere controllato che i proiettili fossero al loro posto nel caricatore. Temevo che, a causa dell’antiquata tecnica che prevedeva munizioni separate dal caricatore, avrei finito per dimenticarmi di ricaricare in qualche situazione incresciosa. Non avevamo molto da gettare in acqua come bersaglio, ma avevamo conservato alcuni contenitori di razioni, vuoti; ne lanciai in acqua uno, aspettai che fosse a una quindicina di metri e sparai.

La rivoltella provocò un fragore indecente. Le sparapiombo, lo sapevo, erano rumorose (ne avevo usate alcune, durante l’addestramento di base, perché i ribelli dell’Artiglio di Ghiaccio se ne servivano spesso), ma per la forza dell’esplosione a momenti lasciai cadere in acqua la rivoltella. Aenea, che guardava verso sud, immersa nei suoi pensieri, si spaventò e balzò in piedi; perfino il compassato A.



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